130 repliche de “Il nome della rosa” – Teatro di riciclo®
Marco Gobetti evoca, con il suo “Teatro di riciclo”, le 130 repliche de “Il nome della rosa”(regia di Leo Muscato, produz. Teatro Stabile Torino, Teatro Stabile Di Genova, Teatro Stabile del Veneto), lo spettacolo cui prese parte e che andò in scena in molti teatri d’Italia nella stagione 2017/18.
Non si tratta di raccontare tutto ciò che in sei mesi di tournée è successo. Non se ne fa insomma un diario.
Cosa evoca dunque, 130 repliche de “Il nome della rosa” – TEATRO DI RICICLO?
«Evoca un filo sottile ma dirompente, l’ineffabile prezioso: ciò che mai si sarebbe potuto pensare che potesse accadere in quei sei mesi. Ciò che – tra viaggi in treno, incontri inattesi, pasti e palchi sempre nuovi – incredibilmente è avvenuto e, davvero, non si dovrebbe dire. Perché va ben oltre la storia nota, la verità comune. La verità – insieme alla costruzione del falso che la mina – è uno dei temi portanti de “Il nome della rosa” di Umberto Eco: era inevitabile che, incarnandone la vicenda per 130 repliche, nascessero verità indicibili.
Una, in particolare. Che porta pesantemente altrove attori e pubblico: che ci precipita in un contemporaneo sconosciuto, dove lo scibile presente contamina misteriosamente quello dell’antica abbazia. E viceversa. Una verità che mai si dovrebbe dire, appunto. Un sacrosanto, chiarissimo scandalo».
LA LUNA, BISOGNA CREDERCI PER FORZA, DA CESARE PAVESE – Teatro di riciclo®
evoca lo spettacolo “La Luna, bisogna crederci per forza” (Compagnia Il Barrito degli Angeli, 1998-2000, con Fulvio Abbracciavento, Luisa Carlone, Marco Gobetti, Silvia Limone, Massimo Martino, Eleonora Mino, Davide Viano, musiche di Mario Actis, regia di Fabrizio Galatea)
Nel “riciclo”, quello spettacolo diventa un monologo che interseca la vicenda de “La luna e i falò di Cesare Pavese” a una antologia scenica delle liriche dell’autore: Anguilla che torna e ritrova il suo amico Nuto e “rivede” Cinto, Santina, Irene, Silvia, il Valino, il sor Matteo, Baracca; e i mestieri, la vita, la vigna, la guerra, le donne, la collina, la luna, la morte. Tutti e tutto sono intrisi di voci e presenze; su tutti e tutto, il mito.
IO E MATTEO – Teatro di riciclo®
evoca il debutto – al Teatro Garybaldi di Settimo Torinese e al Piccolo Teatro di Milano – del monologo “Io e Matteo” di Annalisa De Lucia, con Marco Gobetti e con la regia di Leo Muscato, nel dicembre 2000.
“IO E MATTEO” è il racconto ininterrotto di un uomo a Matteo, il suo amico inseparabile che trascina su strada in un carrello per la spesa; il racconto di quando si era sposato con Maria sulle scale di una chiesa e di come a sposarli fu il Maestro e di qualcuno che poi spinse il Maestro in un fosso e gli pisciò addosso e gli diede fuoco e non si riuscì a salvarlo. E della bontà della signora Marta, di maccheroni e di minestre. Di quanto fa freddo, racconta, e di quanto sia bello farsi la barba; della paura delle sirene, di ambulanze e polizia. E dell’unica mano che gli resta e di coperte, di fame e di fughe e di voli.