Linee di azione per adottare politiche produttive illuminate, anche ispirate a pensieri presenti nel documento omonimo, fra i risultati di Centimorgan (cM), nell’ambito del progetto Argo. Materiali per un’ipotesi di futuro, realizzato dal Teatro Stabile di Torino :
__________________
1. il doppio cast
La formula dello spettacolo con doppio cast persegue “un teatro” capace di capillarizzarsi in modo strategico, per far sì che uno stesso spettacolo possa avvenire ovunque (luoghi aperti e/o chiusi) e più volte al giorno: i doppi cast potranno garantire sino a 4 repliche giornaliere, a intervalli e a partire dal mattino (concorrendo così, tra l’altro, alla fidelizzazione di nuove fasce di pubblico) oppure al pomeriggio/sera, senza soluzione di continuità; in questo modo, qualunque spazio teatrale potrà quadruplicare la quantità di pubblico consentita dalle norme vigenti. Oltre alle occasioni di lavoro, si aumenteranno insomma le occasioni di partecipazione per gli spettatori; quel lavoro e quella partecipazione limitati dai pur necessari contingentamenti e/o chiusure e/o paure diffuse, in seguito all’emergenza epidemica.
La preparazione su strada di tali spettacoli mira pure ad allenare gli attori alla provvisorietà e all’avventura: che siano pronti a praticare intelligenti disordini; che nell’emergenza vissuta non si limitino, insomma, a trasportare altrove “il teatro” preesistente ma che, piuttosto, tentino di plasmare nuovi “teatri”.
Lo scopo è anche quello di perseguire un duplice obbiettivo, che alle soluzioni pratiche dettate dall’emergenza unisca il recupero di possibilità “originarie e autentiche” nel rapporto fra attore e pubblico.
Soluzioni simili, insomma, potrebbero concorrere (se praticate – almeno in percentuale – dalla maggior parte dei soggetti “produttivi”) a contaminare utilmente il sistema teatrale e risolverne una crisi (anche determinata da una mercificazione scriteriata e da cronici ostacoli architettonici) ben precedente la pandemia; implementando così una rinascita culturale ben più ampia. Le soluzioni “avventurose”, infatti, sono pure assolutamente funzionali a un recupero sincero della funzione civile e intrinsecamente pedagogica del teatro: di quel suo carattere autentico, magico e sociale che si concreta nella riconquista/incremento delle possibilità di scambio energetico e immaginifico (insondabili, incontrollabili e, a loro modo, rivoluzionarie) che sono connaturate al rapporto fra artista e pubblico.
__________________________________________
2. la solidarietà
Insieme alla coscienza dei propri diritti, nelle maestranze dello spettacolo sta nascendo (o crescendo, laddove già vi fosse) la coscienza di quanto il loro lavoro sia – o almeno dovrebbe essere o si spera diventi – quello di veri e propri operatori culturali, che inchiavardano alla loro professionalità artistica e tecnica la necessità di entrare profondamente in relazione con il resto della cittadinanza. E questo s’ha da fare, e si farà, solo con il concorso di tutte le figure coinvolte nelle attività dello spettacolo dal vivo e non solo: tecniche/i, amministratrici/ori, drammaturghe/i, musiciste/i, attrici/ori, sarte/i, costumiste/i, direttrici/ori, parrucchiere/i, truccatrici/ori, danzatrici/ori, registe/i, macchiniste/i, disegnatrici/ori luci…
Ma è proprio questa congenita relazione con la cittadinanza che impone ai lavoratori dello spettacolo qualcosa di più rispetto a una semplice solidarietà di categoria; fanno ormai parte della classe del proletariato contemporaneo: è loro dovere, quindi, solidarizzare con chiunque abbia un reddito sotto una certa soglia o veda minacciato l’esercizio di propri inalienabili diritti. A cominciare dai senzatetto, dai braccianti oggetto di sfruttamento, dai poveri in senso lato.
È, questa, la “sensibilità larga”, capace di abbracciarne e nutrirne ogni altra necessaria (a cominciare da quella artistica), che forse potrebbe pure portare fortuna; e concorrere a costruire felicità consapevoli per tanti.
In questo senso, ogni evento di “TEATRO DI RICICLO® inizia con l’interpretazione (in traduzione a mo’ di prologo e in lingua originale a seguire) della poesia LË SGIAJ di Nino Costa.